Samuele

LETTERA DA SAMUELE

Agenesia renale bilaterale

Ciao a tutti,
io sono Samuele. Sono nato lunedì 9 febbraio 2015 alle 14.47. Vi scrivo perché ho avuto il tempo di incontrare pochi di voi, ma sono sicuro che tutti i presenti mi avrebbero voluto bene se ci fosse stata l’occasione di conoscerci.
Intanto, dato che da quassù vi vedo, vi chiedo di farmi un sorriso. Dai su, via quelle facce da funerale! L’umorismo l’ho, evidentemente, preso dal papà, per cui per qualsiasi tipo di rimostranza andate da lui.

Vi volevo raccontare la mia storia perché sono stati otto mesi molto lunghi ed impegnativi.

Ho deciso di far arrabbiare fin dall’inizio, giusto per portarmi avanti perché non si sa mai. Papà e mamma hanno scoperto della mia esistenza due giorni prima di partire per le vacanze in Egitto, per cui hanno dovuto disdire il viaggio per evitarmi problemi. Papà ha bofonchiato qualcosa sul detrarre il costo della vacanza dalla mia paghetta, ma io ci credo poco.

Quando i nonni e gli zii hanno saputo di me erano felicissimi, sono fioccati baci, abbracci e brindisi… Io avrei assaggiato volentieri un po’ di spumante o qualche aperitivo, ma mi è stato categoricamente vietato… Che cattiveria! Mi rifarò a 16 anni e di nascosto. So che il papà ha della Sambuca nel mobile della cucina!

Il tempo passava tranquillo, non è che dentro la pancia della mamma ci sia molto da fare… Qualche calcetto all’intestino, un pugno allo stomaco e una dormitina. Ecco come è la mia giornata tipo. Che noia! Fino a quando non siamo arrivati al 22 ottobre. La mamma era molto agitata perché quel giorno era molto importante per lei. Alle 9.00 l’aspettava la visita morfologica e con a papà mi avrebbero visto per la prima volta in tutto il mio splendore, mentre alle 11.00 avrebbe discusso la sua tesi di laurea, che inizia raccontando la storia della nascita di un bambino, diventato poi profeta che si chiama come me.
Papà e mamma erano proprio belli quella mattina. La mamma soprattutto, nel suo bel vestito nuovo e con i capelli tutti belli acconciati. Seduti sui seggiolini del reparto di ginecologia erano tutti e due agitati ed anche io mi muovevo un sacco. Mi ricordo che la mamma diceva al mio papà: “Ecco, senti come si muove? Questo bambino è un ‘fa rabir’ proprio come te!” e il papà rispondeva: “Meglio ‘fa rabir’ come me che legalista come te! E comunque l’importante è che abbia preso il mio naso e non il tuo!”. Ridevano e scherzavano tantissimo, io intanto cercavo di mettermi in posa, per farmi vedere al meglio. 
La visita è iniziata con un po’ di ritardo. Ho sentito tanto freddo quando hanno versato il gel sulla pancia della mia mamma. La sonda si è mossa un po’, ha premuto sulla pancia e quasi la sentivo venirmi addosso. Poi il silenzio. La dottoressa ha chiesto più volte alla mamma se avesse “perso il liquido”. Il papà nel frattempo stava per svenire e le infermiere lo volevano mandare al pronto soccorso, ma lui ha risposto perentorio: “Qui ci sono mia moglie e il mio bambino, non esco da queste stanza per nessuna ragione al mondo”. Alla fine, hanno trovato un compromesso e hanno fatto sedere il mio papà su una sedia in prossimità dell’ecografo.

 La visita è proseguita ed un dottore ha detto che i miei reni non si erano formati e così ha consigliato più volte ai miei genitori di avvalersi della legge 194. Prima di uscire i medici ci hanno dato appuntamento per rivederci due giorni dopo. Fu allora che mamma e papà sono scoppiati in lacrime e si sono abbracciati forte forte. Insieme hanno subito deciso che loro non avrebbero mai ucciso il loro bambino, e che in ogni caso mi avrebbero accudito fino alla fine. La visita seguente lo hanno detto al dottore ed hanno deciso di farsi seguire da una ginecologa che ci avrebbe accompagnato per il resto della gravidanza. Sono pienamente d’accordo.

I mesi passavano tranquilli qua dentro e mamma e papà mi coccolavano sempre. Con il carillon regalatomi dalla nonna mi cullavano nei momenti di nanna. Il papà poi mi leggeva la Bibbia per bambini tutte le sere… Oddio, non proprio tutte le sere, però gli voglio far fare bella figura dato che devo riguadagnarmi la paghetta che mi vuole togliere per via dell’Egitto. Ciò che mamma e papà non si dimenticavano mai era di dire tutte le sere una preghierina per me e per il mio angioletto ed io ero felice di tutte queste attenzioni e lo facevo sapere scalciando nella pancia della mia mamma.

Poi è arrivato il momento del parto. Tante urla, tanto movimento, ma in realtà me lo aspettavo peggio. Secondo me le mamme lo dipingono più tragico di quanto non lo sia davvero. 

Alla nascita mi hanno subito portato in un’altra stanza e mi hanno messo un tubo in bocca per aiutarmi a respirare. Alla fine, i medici ci avevano visto giusto. Il mio problema ai reni ha fatto si che non si sviluppassero nemmeno i polmoni per cui senza quel tubo non potevo sopravvivere. Il papà è stato il primo a venirmi a trovare ed io ho riconosciuto subito la sua voce anche se non era felice e calma come quando mi leggeva le storie. Mi ha fatto tante coccole poi l’ho sentito piangere molto mentre gli parlavano della mia situazione, aveva addirittura il naso che colava… Che figura che mi ha fatto fare con le infermiere, ce n’ era anche una tanto carina!

Più tardi è arrivata anche la mamma e mi ha preso in braccio. Sentire il suo cuore mi ha riportato a quando ero nella sua pancia e mi riempiva di carezze. Ho visto anche i nonni dietro le loro spalle ed un sacerdote che mi ha bagnato la fronte e con quel gesto sono stato battezzato. Io non ho capito molto bene cosa stesse facendo, però so che subito dopo ho sentito la vocina di Gesù che mi parlava vicino al cuore. 

Dopo un sacco di tempo mi hanno rimesso nella culla e la mamma è scesa in reparto perché aveva bisogno di riposare e coricarsi un attimo. Che forte che è stata la mia mamma, dopo solo due ore dal parto era già in piedi per venire da me. Nel frattempo, una dottoressa molto gentile mi ha fatto compagnia, così non sono rimasto mai da solo. Al mio fianco avevo anche la mia pezzolina, che mamma e papà si erano premurati di tenere nel lettone per impregnarla del loro profumo.
Verso le 21.30 ho iniziato a sentirmi stanco, una voce mi chiamava e diceva che era giunto il mio momento. Io però volevo prima rivedere e salutare la mia mamma ed il mio papà. Per fortuna poco dopo sono arrivati. Ero molto stanco, facevo fatica a tenere gli occhietti aperti ma l’ultima immagine, che sarà sempre impressa nella mia mente, è quella del volto del mio papà, sorridente e rigato dalle lacrime, mentre sentivo il dolce abbraccio della mia mamma che mi avvolgeva.

Ci tenevo a farmi conoscere da tutti voi, perché da lassù vi vedo e pregherò per tutti coloro che mi vogliono bene e vogliono bene alla mia mamma ed il mio papà.

Ora vi saluto, io e il cuginetto Marco dobbiamo andare perché la bisnonna Rina ha preparato la merenda. Poi devo lavorare il legno col bisnonno Enzo. Io non sono molto portato, ma lui mi ha detto che il mio papà era molto bravo per cui devo fare pratica così un giorno gli mostrerò le mie opere. Al pomeriggio farò un giro sul camion dello zio Gianni, una partitella a calcio con lo zio Ermanno ed infine un giretto in canoa con lo zio Bruno. Domani andrò a conoscere il resto dei parenti, accompagnato dalla zia Marta e dallo zio Samuele.

Ciao mamma e papà, quassù non è male come può sembrare, anzi! Mi dispiace se la mia assenza vi fa piangere così tanto, ma io sono sempre con voi. C’è un momento quando non state dormendo, ma non siete nemmeno svegli, ecco è in quel momento che sentirete ancora di più la mia presenza e sentirete che vi vorrò sempre bene. Grazie per avermi fatto nascere e per avermi battezzato, ora non solo sono un bambino ma sono diventato un angelo di Dio.

Ciao a tutti voi presenti, state vicino alla mia mamma ed al mio papà come avrei fatto io se avessi avuto più tempo per stare con loro… 

Grazie a tutti per essere qui per me. Vi abbraccio.

Con affetto,
Samuele

I miei genitori Fabio Bordonali e Samuela Boni

Samuele Bordonali – Agenesia renale bilaterale (n. 9/02/2015 – m. 9/02/2015)